La mostra presenta una selezione di 60 immagini di pittura e scultura emiliana e romagnola tratte dalle fotografie del fondo Tumidei. Un nucleo importante per la conoscenza dell’arte in Emilia e in Romagna specialmente dal XV al XVIII secolo, e che testimonia in modo esemplare il valore delle ricerche dello studioso forlivese.

L’archivio fotografico di Stefano Tumidei (1962-2008), donato alla Fondazione Federico Zeri nel 2009, è da anni al centro di un progetto di studio e di catalogazione volto alla sua valorizzazione. 

Grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna è stato possibile proseguire la catalogazione e digitalizzazione della fototeca dello studioso forlivese, avviata nel 2016 con 2.000 fotografie di scultura italiana dal Gotico al Neoclassico, cui ora se ne aggiungono oltre 1.000 relative alla pittura e alla  scultura in Emilia e in Romagna in particolare dal XV al XVIII secolo, campo di ricerca privilegiato dello studioso.
Oggi questo patrimonio di immagini è fruibile on line. 

Le immagini provengono da una serie di cartelle miscellanee contenenti fotografie di dipinti e sculture conservati in Emilia e in Romagna o originari di questi territori, oppure eseguiti dagli artisti locali in altre città italiane. Tali fotografie integrano alla perfezione il lascito di Federico Zeri, poiché riguardano un’area geografica e centri di produzione di cui il grande studioso non possedeva una documentazione esaustiva.

Questo fondo fotografico valorizza il patrimonio locale da uno specifico punto di vista, quello sempre originale di Stefano Tumidei. A incominciare dai materiali contenuti nelle cartelle: foto di dipinti e di cicli di affreschi che si alternano a esempi di scultura monumentale, terrecotte e bronzetti, modelli preparatori e disegni. La varietà e promiscuità dei materiali raccolti dà conto dell’articolata idea di storia dell’arte del giovane studioso, estranea a una rigida classificazione per generi, intessuta invece di rapporti, echi e reciproci scambi fra le opere.

L’inesausta curiosità di Stefano Tumidei lo ha portato a raccogliere e prediligere la produzione di artisti anonimi o poco noti e a realizzare lui stesso fotografie di opere o complessi decorativi di cui la documentazione risultava carente o assente.  Il suo occhio cadeva sempre sui casi più problematici e la sua attenzione era attratta dalla possibilità, che in lui diventava una sorta di sfida di fronte al silenzio delle fonti e dei documenti, di ricostruire percorsi culturali e rimandi stilistici attraverso accostamenti e confronti non ovvi.

La seriazione delle fotografie contenute in queste cartelle è un tentativo di restituire un clima artistico e una trama di fatti nella loro complessità. Numerosi sono i casi problematici che Stefano Tumidei aveva sottoposto ad attenta analisi, ancora tali per noi; ma la loro condivisione con il mondo degli studi ne faciliterà l’attribuzione o nuove ipotesi di lettura.  
Il suo archivio reca infine testimonianze di opere distrutte o che a noi risultano disperse.

Le quattro sezioni della mostra presentano una sintesi di questi temi.  

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