Il talento di Stefano Tumidei nel ricostruire personalità artistiche difficili attraverso accostamenti inediti e mai banali è qui esemplificato dal caso del cosiddetto ‘Maestro del Sant’Eustachio Figdor’ (attivo tra il XV e il XVI secolo), di cui mostriamo una selezione di foto. Si tratta di un artista su cui lo studioso si sofferma nel 1994, nel catalogo della mostra dedicata a Melozzo, dove scrive del San Sebastiano di collezione privata londinese (che qui illustriamo accanto all’opera eponima, il Sant’Eustachio di Berlino): «Non conosco, per il tardo Quattrocento (tanto meno centro-italiano), un altro dipinto più sconcertante di questo per i suoi squilibri compositivi così ben dosati, per quel suo modo di conciliare respiro monumentale e dimensione narrativa». Laddove Federico Zeri attribuiva il San Sebastiano a Melozzo (documentato da una stampa nella propria Fototeca), Tumidei si pronunciava invece per una personalità dell’ambito dell’artista, forse suo collaboratore a Loreto, al tempo stesso ben inserito nelle congiunture umbro-romane dei tardi anni ottanta.

Gli altri casi selezionati – si tratta di quattro tele, una Madonna con Bambino e santi, un’Adorazione dei pastori e due Crocifissioni – sono opere di difficile attribuzione su cui Stefano Tumidei aveva di certo esercitato il suo occhio di conoscitore, riconoscendole come appartenenti al contesto artistico bolognese del Cinquecento. Li consegniamo alla comunità degli studiosi auspicando nuove proposte di lettura.